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Charles Fort: il collezionista di stranezze
9 Feb 2017

Charles Fort: il collezionista di stranezze

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Charles Fort, vissuto tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, ha dedicato la sua vita allo studio e alla classificazione di fenomeni strani ed insoliti. Dai suoi libri traspare il caratteristico stile beffardo ed ironico che utilizzava costantemente per richiamare l’attenzione su avvenimenti misteriosi ed inesplicabili.

Charles Fort - Fenomeni Fortiani

Charles Fort

Piogge nere e rosse, rane che cadono dal cielo, oggetti non identificati nello spazio: sono tutti “fenomeni fortiani“, dal nome dell’americano Charles Fort (1874-1932), pioniere dello studio degli avvenimenti straordinari che accadono nella vita quotidiana.

A 42 anni, Charles Fort abbandonò il giornalismo per coltivare il suo crescente interesse per i fenomeni scientifici, naturali e comportamentali, raccogliendo migliaia di resoconti di eventi singolari ignorati o non spiegati dai pensatori e dai ricercatori tradizionali. Dai suoi studi presero vita quattro poderosi volumi: il primo, The Book of the Damned (“Il libro dei dannati“), del 1919, inizia con queste parole: “Una processione di dannati. Per dannati io intendo gli esclusi. Avremo una serie di dati che la scienza ha escluso“. L’importanza di Charles Fort però non sta solo nell’aver fatto luce su aspetti oscuri dell’esperienza umana, quanto piuttosto nei suoi commenti al riguardo.

Charles Fort definiva il corso principale della scienza “preposterità stabilita“, affermando che la scienza odierna è la superstizione di domani e viceversa. Nel 1859 migliaia di pesci caddero su Mountain Ash, una cittadina del Galles. La spiegazione di Fort fu che questa strana “pioggia” dal cielo avesse avuto origine nel “Mar dei Sargassi Superiore“, un vasto oceano atmosferico. Poi, a beneficio di quei lettori che l’avessero preso sul serio, precisava: “Sono stanco di spiegazioni sensate che portano solo nuove delusioni“.

Fu il primo ricercatore a raccogliere resoconti su oggetti spaziali sconosciuti, trent’anni prima che qualcuno li chiamasse “dischi volanti” o UFO (Unidentified Flying Objects, cioè “oggetti volanti non identificati“). In una lettera pubblicata sul New York Times del 5 settembre 1926, egli fece un’osservazione che ben si adatta ai dibattiti sugli UFO che ebbero inizio nel 1947 e che durano tuttora. Se gli extraterrestri ci vengono a trovare, diceva, non hanno bisogno di nascondersi, dal momento che “se è anticonvenzionale credere all’esistenza di visitatori da altri mondi, la maggior parte di noi potrebbe osservarli per una settimana e sostenere che si tratti di qualcos’altro“. La passione per l’inspiegabile portò Charles Fort a vivere buona parte della sua vita in un affascinante mondo tutto suo.

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