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Spiritismo: dottrina e principi del movimento
16 Ott 2012

Spiritismo: dottrina e principi del movimento

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Lo spiritismo è una dottrina filosofica nata con l’intento di analizzare con rigore scientifico i fenomeni legati all’esistenza e alla comunicazione con le anime dei disincarnati. Fondato da Allan Kardec nel XIX secolo, lo spiritismo ha introdotto elementi innovativi come il concetto di “perispirito” e la possibilità di interagire attivamente con gli spiriti dei defunti.

Esempio di Catena medianica

Esempio di Catena medianica

Lo spiritismo è una dottrina basata sulla realtà dell’esistenza degli spiriti, cioè delle anime disincarnate dei morti, che abitano l’universo al di là del mondo corporale e percorrono lo spazio. Le entità si manifestano nel mondo dei vivi per diverse ragioni ed in molte maniere: producendo rumori, spostando oggetti, trasmettendo messaggi scritti e orali, provocando visioni fugaci e, alle volte, addirittura con apparizioni corporee ed altri fenomeni simili, senza una causa apparente.

I medium, cioè quelle persone che possiedono la facoltà di captare la presenza degli spiriti in virtù di una speciale costituzione del fluido elettromagnetico (che mantiene uniti il corpo e l’anima in questo mondo), costituiscono il tramite attraverso il quale le anime dei defunti agiscono sugli oggetti del mondo fisico, trasmettono le loro comunicazioni ed entrano in contatto con chi assiste alle sedute medianiche. Essendo stati separati dalla materia a causa della morte, gli spiriti non potrebbero manifestarsi nel mondo corporeo senza l’aiuto dell’energia attiva che prendono in prestito dall’organismo vivo di un medium. Questi contatti con l’aldilà, che in altre epoche erano considerati fatti meravigliosi e fantastici, imputati alla magia, alla stregoneria o all’immaginazione eccitata e all’eccessiva credulità, secondo la dottrina spiritista non alterano assolutamente l’ordine dei fenomeni naturali. Sono semplicemente conseguenza del progetto divino della Creazione nel quale l’essere umano e l’universo visibile non occupano che una parte insignificante.

Per la mentalità e per le conoscenze dell’uomo primitivo un oggetto tanto comune per noi quale può essere il telefono, che permette la comunicazione verbale a distanza fra due persone, non potrebbe essere spiegato se non attraverso la stregoneria. L’uomo moderno, invece, che si serve quotidianamente dell’elettricità, sa perfettamente di utilizzare una forza invisibile che si genera nell’ambito della natura. Molto simile a questa è la spiegazione data dagli spiritisti: i defunti si sono manifestati ai vivi in tutte le epoche della storia dell’umanità, ma solo la dottrina spiritista, che conta ormai più di un secolo e mezzo di vita, può offrire una spiegazione logica di questi fenomeni all’uomo di oggi. Nelle opere fondamentali sulla teoria spiritista lo spiritismo moderno viene definito come una “scienza positiva e filosofica che osserva ed analizza con il massimo rigore scientifico i fenomeni paranormali e, al tempo stesso, approfondisce gli insegnamenti derivanti dalla comunicazione con gli spiriti“.

Ciò significa che, nel suo aspetto scientifico, lo spiritismo studia la natura degli spiriti, la loro origine ed il loro destino oltre alle caratteristiche delle loro manifestazioni ed in genere di tutti i tipi di relazioni che essi possono stabilire con il mondo dei vivi. Come dottrina filosofica impregnata di profonda religiosità, lo spiritismo si incentra sulla conoscenza dei precetti morali predicati dalle entità nei loro messaggi, nel tentativo di rivelare l’ignoto sentiero percorso dall’anima umana dopo la morte del corpo.

Può quindi l’uomo comunicare effettivamente con le anime di coloro che lo hanno preceduto? E’ evidente che la risposta data dagli spiritisti a questa annosa e inquietante questione deve essere necessariamente affermativa. Dal momento che si ammette l’esistenza degli spiriti e si riconosce la loro essenziale identità con l’anima immortale dell’uomo, spogliata del suo corpo fisico, perché rifiutarsi di accettare il fatto che possano desiderare o aver bisogno di mettersi in comunicazione con i mortali? Questo è ciò che si chiedono gli spiritisti. Che tipo di ostacolo può frapporsi, se esiste realmente qualche modo di entrare in comunicazione con essi, per non dover accogliere i loro consigli ed ascoltare gli insegnamenti che ci possono trasmettere?

Lo spiritismo non insegna né scopre nulla di nuovo: le prove su cui si basano l’esistenza degli spiriti ed i loro rapporti con il mondo dei vivi sono antiche quanto l’uomo stesso. Ogni cultura primitiva ha conosciuto profeti e veggenti, fantasmi e case stregate. Partendo dalla sfera del mondo naturale visibile, tutte le razze e tutte le religioni hanno fondato la loro speranza ultima in un mondo soprannaturale, separato dalla frontiera della morte, in cui le anime dei trapassati, vale a dire la parte immortale e non corporea dell’uomo, proseguono la loro esistenza.

La novità apportata dalla dottrina spiritista, quando questa apparve come tale a metà del XIX secolo per opera di Allan Kardec, consiste nell’aver scoperto la chiave che offre la spiegazione logica di questi fatti, inquadrandoli nell’ambito di un contesto dottrinale e teorico che non si allontana dalle leggi che regolano i fenomeni naturali. Superando la linea tradizionale che definisce l’uomo come un essere composto di corpo ed anima, lo spiritismo afferma l’esistenza di un terzo elemento, indistruttibile e di natura fluidica, definito “perispirito“. Questo corpo etereo è una specie di involucro dotato di proprietà elettromagnetiche che, in vita, mantiene l’unione dell’anima, o spirito, con il corpo mortale dell’essere umano. Al momento della morte l’anima abbandona il corpo, ma conserva il perispirito, che è il vero intermediario attraverso il quale il mondo immateriale degli spiriti può entrare in contatto con il mondo fisico della materia.

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