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Draghi e animali fantastici sono solo un’illusione?
17 Giu 2019

Draghi e animali fantastici sono solo un’illusione?

Post by Administrator

Da tempi remoti l’uomo crede nell’esistenza di esseri immaginari come draghi e animali fantastici spesso caratterizzati dalla fusione e dalla mescolanza di forme e qualità tipiche di esseri naturali realmente esistenti. Sebbene l’esistenza di questi “mostri” sia altamente improbabile, per non dire nulla, essi continuano ancora oggi a popolare il nostro immaginario collettivo.

Draghi e Animali Fantastici

Draghi e Animali Fantastici

L’uomo primitivo, temendo l’ignoto, immaginava un mondo sotterraneo malvagio e buio nel quale il sole scompariva ogni notte. Dai labirinti di quella voragine usciva il drago dall’alito infuocato, prototipo dei mostri immaginati dall’uomo: una creatura gigantesca, infernale, con le sembianze di rettile, simile a un incrocio ingigantito tra un serpente e una lucertola e con in più una forma larvata di malvagia intelligenza che paralizzava la vittima per il terrore.

Secondo i diversi luoghi e le diverse epoche, i draghi diventavano più grandi, acquisivano ali, si facevano spuntare altre teste, esalavano vapori tossici, occupavano una posizione intermedia tra le creature acquatiche e terrestri, diventavano ora buoni ora cattivi. Comparvero in Egitto e in Mesopotamia circa 3.000 anni a.C. e in India soltanto un po’ più tardi.

La mitologia classica dell’antica Grecia e di Roma è fitta di episodi di lotte di mitici eroi contro bestie immonde, composte sia di parti male assortite di creature mostruose, sia in parti uguali di bestie feroci e di malefici esseri umani. In pieno Medioevo, gli Europei consideravano i draghi come la personificazione del male e li ritenevano perfino portatori delle temibili epidemie che infierivano sulla Terra, inoltre credevano che le nefandezze del drago fossero ispirate dalla collera divina.

Le leggende di draghi e animali fantastici sono poco plausibili, nate dall’ignoranza e dalla superstizione, sono facili da sfatare. Più difficile, invece, rifiutare l’opera di Edward Topsell “Historie of Serpents“, pubblicata nel 1608, e nella quale l’autore inglese descrive come un drago riesca ad avvolgersi intorno a un animale di mole considerevole, un elefante, per esempio, e stringerlo nelle sue spire fino a stritolarlo. “Vengono e si celano dietro gli alberi” spiega Topsell “nascondendo la testa e lasciando l’altra parte pendere come una corda. In questa posizione stanno all’erta finché arriva l’elefante per nutrirsi ai rami dell’albero; poi, improvvisamente, prima che la preda se ne renda conto, gli balzano in testa e gli strappano gli occhi. Quindi si aggrappano al suo collo e, con la coda o gli arti posteriori, frustano e feriscono l’animale finché gli fanno perdere il fiato, per poterlo strangolare con gli arti anteriori, mentre continuano a frustarlo con quelli posteriori“. È una descrizione quasi esatta di come un grande pitone, di circa 10 metri di lunghezza, rimanga all’agguato e cada sulla sua preda. Resta solo il fatto che, nella realtà, nessun pitone si azzarderà mai ad attaccare un elefante, a meno che non si tratti di un esemplare molto piccolo e rimasto lontano dal branco.

Durante il medioevo, solo poche persone, in Europa, avevano avuto il privilegio di vedere dei pitoni, ma già nei tempi antichi si raccontavano storie di animali straordinari nelle quali si possono ravvisare oggi l’elefante, la giraffa, la tigre del Bengala, l’ippopotamo e il coccodrillo. Nel V e nel IV secolo a.C., inoltre, i viaggiatori al loro ritorno, intrattenevano gli ascoltatori con descrizioni di stranezze umane forse ancora più incredibili di quanto lo fossero i rettili giganteschi o i quadrupedi cornuti dalla pelle invulnerabile. Gli esploratori avevano visto, a quanto dicevano, figure grottesche al di là di ogni immaginazione: gente con testa di cane o addirittura senza testa, esseri semiumani con un unico grosso piede o piedi caprini, tribù con orecchie enormemente allungate, labbra pendule e via di questo passo.

Può darsi che i racconti di draghi e animali fantastici nascessero dall’osservazione erronea di esseri malformati, sia per accidenti genetici, sia perché sottoposti a mutilazioni tribali. Se si aggiunge, poi, che forse si trovavano ad assistere a cerimonie che richiedevano l’uso di maschere, o che intravidero gorilla e scimmie che camminavano eretti, oppure che possono aver scambiato per uomini, uccelli di grandi dimensioni, con il becco spalancato o con la testa infilata sotto l’ala ripiegata, ecco spiegato il mostro con sembianze umane.

La combinazione di avvistamenti reali e di abbellimenti romanzeschi è comune a tutti i tipi di mostri. “L’aspetto del mostro si fonda sempre, in ultima analisi, sull’osservazione della natura” osserva lo studioso Heinz Mode nel suo libro “Fabeltiere und Damonen” (Bestie e demoni favolosi) “d’altra parte, ciò che lo caratterizza è l’esagerazione e la mescolanza di forme, la combinazione delle qualità, delle capacità e dei poteri di vari esseri naturali in una figura composita, processo che può soltanto avvenire nell’immaginazione umana“.

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