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Hotel fantasma: sbalzi temporali o allucinazioni?
17 Gen 2017

Hotel fantasma: sbalzi temporali o allucinazioni?

Post by Administrator

Sebbene i viaggi nel tempo siano considerati materia per appassionati di fantascienza, in realtà esistono numerose testimonianze che narrano di sbalzi temporali inspiegabili vissuti da persone comuni in circostanze di vita quotidiana. L’avventura che capitò nell’ottobre del 1979 a quattro amici inglesi è semplicemente incredibile.

Sbalzi Temporali ed Alberghi Fantasma

Albergo Fantasma

Tutto cominciò in modo abbastanza innocente nell’ottobre del 1979, quando due coppie di sposi della città inglese di Dover partirono insieme per una vacanza, con l’intenzione di attraversare la Francia e la Spagna. Geoff e Pauline Simpson e i loro amici Len e Cynthia Sisby salirono su una nave che li condusse attraverso la Manica fino alla costa francese. Qui noleggiarono un’automobile e si diressero verso sud. Alle 21:30 di quella prima sera, il 3 ottobre, cominciarono a sentirsi stanchi e cercarono un posto dove passare la notte. Usciti dall’autostrada, trovarono un motel dall’aria elegante.

Len entrò e nell’atrio incontrò un uomo in una strana uniforme color prugna. L’uomo disse che non c’erano stanze libere, ma che più a sud, lungo la strada, avrebbero trovato un piccolo motel. Len lo ringraziò e ripartì coi suoi compagni di viaggio. Durante il tragitto rimasero impressionati per la vetustà della strada acciottolata e degli edifici che superarono. Videro anche dei cartelli che facevano pubblicità ad un circo. “Era molto all’antica“, ricordò Pauline, “per questo ha suscitato in noi tanto interesse“.

Alla fine i turisti videro un lungo e basso edificio con una fila di finestre illuminate. Degli uomini se ne stavano davanti alla facciata, e quando Cynthia chiese loro delle informazioni risposero che il posto era un’osteria, non un albergo. I viaggiatori proseguirono finché videro due costruzioni: un posto di polizia e un albergo. L’interno di quest’ultimo era di legno massiccio. Sui tavoli non c’erano tovaglie, né vi era traccia di comfort, telefoni o ascensori. Le stanze non erano meno strane. I letti avevano lenzuola pesanti ed erano privi di cuscini. Le porte non avevano serrature, ma solo paletti di legno. La stanza da bagno, che le due coppie dovettero condividere, aveva tubature antiquate.

Dopo aver cenato, tornarono nelle loro stanze e si addormentarono. Si svegliarono quando la luce del sole filtrò attraverso le finestre, che consistevano soltanto di persiane di legno, senza vetri. Andarono di nuovo nella sala da pranzo e consumarono una semplice colazione con un caffè “nero e orribile” come ricordò Geoff. Mentre erano ancora a tavola, una donna con un abito da sera di seta e con un cagnolino sotto il braccio si sedette di fronte a loro. “Era strano“, aggiunse Pauline. “Sembrava che fosse appena tornata da un ballo, ma erano le otto di mattina. Non riuscivo a staccarle gli occhi da dosso“. A questo punto due gendarmi entrarono nella stanza. “Erano completamente diversi dai gendarmi che abbiamo visto in qualsiasi altra parte della Francia“, testimoniò Geoff. “Le loro uniformi sembravano molto antiche“. I poliziotti indossavano divise blu scuro, con cappe sulle spalle e cappelli larghi e a punta.

Nonostante queste stranezze, le due coppie si divertirono, e quando furono rientrate nelle loro stanze i due mariti scattarono separatamente delle foto alle loro mogli in piedi davanti alle finestre con le persiane chiuse. Prima di ripartire Len e Geoff chiesero ai gendarmi quale fosse la strada migliore per raggiungere Avignone e il confine spagnolo. I tutori dell’ordine diedero l’impressione di non capire il significato della parola “autostrada” e i turisti pensarono di non aver pronunciato bene la parola francese. Le indicazioni che ricevettero non li soddisfecero perché avrebbero dovuto seguire una vecchia strada qualche chilometro fuori dall’itinerario. Decisero invece di basarsi sulla cartina topografica e di prendere una via più diretta lungo la statale.

Dopo che i loro bagagli furono caricati in macchina, Len andò a pagare il conto e rimase di stucco quando il direttore chiese soltanto 19 franchi. Pensando ad un equivoco, Len spiegò che erano in quattro e che avevano consumato un pasto. Il direttore si limitò ad annuire. Len mostrò il conto ai gendarmi, che gli assicurarono sorridendo che non era stato tralasciato niente. Pagò in contanti e partì prima che potessero cambiare idea.

Al ritorno, dopo aver trascorso due settimane in Spagna, le due coppie decisero di fermarsi di nuovo all’albergo. Là avevano passato ore piacevoli e interessanti, e a prezzi sicuramente imbattibili. La notte era piovosa e fredda, la visibilità scarsa, ma trovarono la deviazione e notarono il manifesto del circo che avevano già visto. “Si, certo, è la strada giusta” osservò Pauline. Lo era, ma su di essa non c’era nessun albergo. Convinti di esserci passati davanti senza notarlo per un motivo o per l’altro, tornarono indietro fino al motel dove erano stati ragguagliati dall’uomo dall’uniforme color prugna. Il motel c’era, ma non l’uomo vestito così stranamente, e l’impiegato negò che un tipo del genere lavorasse là. Per tre volte rifecero la strada alla ricerca di qualcosa che, come ora cominciavano a rendersi conto, non c’era più. Era svanito senza lasciare traccia. Scoraggiati, si diressero verso nord e pernottarono in un albergo di Lione. Stanze con comfort moderni, colazione e pranzo gli costarono 247 franchi.

Al loro ritorno a Dover, Geoff e Len fecero sviluppare i loro rispettivi rullini fotografici. In entrambi i casi le fotografie dell’albergo (una soltanto di Geoff, due di Len) si trovavano a metà del rullino. Ma quando andarono a prendere le foto, quelle scattate all’interno dell’albergo mancavano. Non c’erano negativi non riusciti. Gli sbalzi temporali non avevano lasciato traccia nelle loro macchine fotografiche. Ogni pellicola aveva per intero il suo numero di pose. Era come se le foto non fossero mai state scattate tranne che per un piccolo particolare che fu notato da un giornalista della televisione dello Yorkshire: “C’era prova del fatto che la macchina fotografica aveva cercato di riavvolgere la pellicola alla metà del rullino. Le perforazioni delle negative apparivano danneggiate“.

Per ben tre anni, le due coppie di amici non parlarono degli sbalzi temporali di cui furono protagonisti fuorché con amici e familiari. Un loro amico trovò un libro da cui risultava che i gendarmi portavano le uniformi da loro descritte prima del 1905. Alla fine un cronista di un giornale di Dover venne a saperlo e pubblicò un servizio. Più tardi una stazione televisiva locale produsse una ricostruzione sceneggiata dell’episodio.

Nel 1985 lo psichiatra di Manchester, Albert Keller, ipnotizzò Geoff Simpson per vedere se fosse in grado di ricordare qualcosa di più dello strano evento. Sotto ipnosi egli non aggiunse niente di nuovo a quanto ricordava consciamente. Jenny Randles, uno scrittore inglese che fece una ricerca su quella bizzarra faccenda, si chiese: “Che cosa realmente avvenne ai quattro viaggiatori nelle campagne francesi? Furono vittima di sbalzi temporali? Se fu così, perché allora il direttore dell’albergo non parve sorpreso per il loro veicolo e i loro abiti futuristici, e come mai accettò le loro banconote del 1979, che senza dubbio sarebbero sembrate strane a chiunque vivesse così indietro nel passato?“. I viaggiatori, forse viaggiatori nel tempo, non riuscirono a dare nessuna spiegazione. “Noi sappiamo soltanto che è successo” proclamò Geoff.

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