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Keplero ed il mito della grande congiunzione
14 Set 2012

Keplero ed il mito della grande congiunzione

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Per spiegare l’improvvisa apparizione della stella cometa in concomitanza con la nascita di Gesù, il noto astronomo Giovanni Keplero propose una teoria che giustificava la presenza della “stella luminosa” con la congiunzione di due pianeti: Giove e Saturno. Sebbene avesse molte lacune, tale spiegazione resistette per decenni fino al suo completo abbandono.

Giovanni Keplero 1571 - 1630

Giovanni Keplero 1571 – 1630

Oltre a quanto riportato nei testi evangelici, molte antiche tradizioni vogliono che ai tempi della nascita di Gesù su Betlemme si sia “fermata” una cometa entrata in seguito nella tradizione cristiana come l’annunciatrice della nascita del Salvatore. D’altro canto la teoria delle comete sembra incagliarsi contro uno scoglio insormontabile: l’esatta datazione della nascita di Gesù. Forse non tutti sanno che Cristo non nacque il 25 dicembre dell’anno 1 a.C., quasi senza eccezione alcuna, gli storici concordemente affermano che la nascita avvenne non più tardi del 4 a.C. per la semplice ragione che la morte di Erode, sotto il cui regno venne alla luce il Messia, avvenne sicuramente in quell’anno. Stando al Vangelo di Luca i genitori di Gesù si recarono nella città dei loro antenati, Betlemme, in occasione del censimento fiscale organizzato dai romani presumibilmente nell’anno 8 d.C. Quindi gli anni tra il 7 ed il 4 a.C. sono quelli in cui secondo la tradizione avvenne la nascita di Gesù. Tuttavia, a sostegno della teoria cometaria, va ricordato che i cinesi registrarono l’apparizione di un paio di comete minori in quegli anni, mentre né i romani, né i greci o i babilonesi fanno menzione di comete fra il 7 ed il 4 a.C. o, per lo meno, non accennano ad una cometa dall’eccezionale lucentezza come farebbero supporre le parole di Matteo.

Poiché la cronologia sembra scalzare qualunque ipotesi cometaria, sono state percorse molte altre strade per cercare di dare una spiegazione astronomica alla stella di Betlemme. Sono state proposte le meteore o le novae, ma la loro candidatura è stata ben presto scartata in quanto non si tratta di eventi prevedibili. I lampi di luce causati da una meteora mentre attraversa l’atmosfera, sono fenomeni luminosi ma rimangono visibili al più per una manciata di secondi, troppo poco per dare ai Magi il tempo di fare i “bagagli” e ancor meno per illuminare il loro cammino. Le novae sono un fenomeno eccezionale, che accade ogni centinaia di anni, quando la luminosità sprigionata dall’esplosione di un astro distante anni luce colpisce la Terra creando l’illusione che si tratti della nascita di una “nuova” stella. In effetti, nell’arco di tempo in cui si colloca la nascita di Gesù, si assistette alla nascita di una nova, come risulta dalle osservazioni astronomiche cinesi, ma non fu osservata nell’impero romano. Inoltre, per quanto restino visibili in cielo per settimane, le novae mancano di tutte le altre caratteristiche che avrebbero permesso ai Magi di fare complesse previsioni: si limitano ad apparire e poi a scomparire, non si muovono né puntano verso qualche luogo come nel caso della stella di Betlemme.

Quindi non resterebbe che cercare una qualche congiunzione astrale che abbia permesso ai Magi di leggere i “segni”. Il fenomeno a cui gli astronomi si sono particolarmente interessati è quello della “congiunzione planetaria”, durante la quale due pianeti (dal punto di vista di un osservatore terrestre) sembrano avvicinarsi o addirittura sovrapporsi tanto da apparire come se fossero un’unica “stella”. La stella di Betlemme potrebbe essere l’effetto di una congiunzione planetaria? Questa spiegazione fu proposta per la prima volta da Giovanni Keplero (1571-1630), il grande matematico e mistico, i cui studi sulle orbite planetarie fecero di lui il padre fondatore della moderna astronomia. La notte del 17 dicembre 1603, con l’ausilio di un rudimentale telescopio, Keplero osservò attentamente l’avvicinarsi di due pianeti, Giove e Saturno, seguito poco dopo dall’avvicinamento di Marte. Nei due anni successivi Keplero ebbe modo di osservare una supernova apparsa nella costellazione di Ofiuco (o Serpentario, nella fascia equatoriale). L’astronomo tedesco ricordò un antico commento rabbinico che sottolineava l’enorme importanza attribuita in Israele alla congiunzione fra Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci narrata nel Libro di Daniele e si domandò se i Magi fossero stati testimoni di un evento simile.

Keplero fu affascinato dall’idea che ci fosse una relazione di causa-effetto fra una congiunzione planetaria e l’apparire della “nuova stella” nei cieli di Betlemme. Non c’era alcuna relazione, ovviamente, ma non bisogna dimenticare che eravamo agli albori dell’astronomia. Tuttavia, Keplero suppose che dopo essere stati guidati in Giudea da una congiunzione planetaria, i Magi abbiano assistito alla nascita di una supernova che brillava in cielo quando raggiunsero Betlemme. I calcoli di Keplero dimostrarono che si era verificata una congiunzione di questo tipo nel 7 a.C. e lo portarono a concludere che quella data segnasse il concepimento di Maria e che la Natività fosse avvenuta nell’anno seguente. Tutto trovava riscontro, da un punto di vista astronomico: Giove era tradizionalmente considerato il pianeta dei re e, secondo gli scrittori romani, Saturno era la divinità planetaria che gli ebrei adoravano con il nome di Jehovah.

Tuttavia, si è speculato troppo sulle ipotesi astronomiche di Keplero, spesso riportate erroneamente, al punto da asserire che lo stesso Keplero ha identificato la congiunzione planetaria con la stella di Betlemme. Questa falsa interpretazione ha trovato largo spazio in numerosi libri, fra cui “La Bibbia aveva ragione” dello scrittore tedesco Werner Keller che, nel bene e nel male, tanto successo ha riscosso fin dalla sua prima edizione del 1956. Keller omette di fare alcun riferimento alla supernova e sostiene che nel corso del ventesimo secolo erano fiorite “prove scientifiche” a sostegno della teoria della congiunzione. Le risposte sarebbero state fornite dallo studioso tedesco Schnabel dopo aver decifrato, nel 1925, i testi cuneiformi scritti dagli astronomi babilonesi: “Fra una serie innumerevole di semplici dati d’osservazione egli trova una notizia riguardante la posizione dei pianeti nella costellazione dei Pesci. Giove e Saturno vi sono segnati diligentemente per un periodo di cinque mesi. Riferito il calcolo al nostro tempo, si tratta dell’anno 7 prima della nascita di Cristo!

Ci vollero quasi sessant’anni per mettere da parte il mito kepleriano della natività legata alla “congiunzione”. Le indagini del dottor Christopher Walker del British Museum  in collaborazione con il professore americano Abraham Sachs, basate sull’esame dei testi astronomici babilonesi, rivelarono uno scenario completamente diverso. Il loro lavoro sottovalutava il fatto che si trattava di previsioni e non già di osservazioni; ma anche in questo contesto, gli astrologi babilonesi sarebbero stati benissimo in grado di prevedere una siffatta congiunzione con qualche anno di anticipo. Nonostante ciò, Walker e Sachs hanno dimostrato che i testi pur prevedendo nel dettaglio i moti di Giove e di Saturno, non accennano alla congiunzione.

I ricercatori moderni hanno confermato l’attendibilità delle previsioni babilonesi. L’astronomo David Hughes ancora predilige una variante della teoria di Keplero. Eppure, in seguito all’applicazione di tecniche moderne per ricalcolare a ritroso i movimenti di Giove e Saturno tra gli anni 6 e 7 a.C., anche quest’ultimo ha dovuto ammettere: “Benché la congiunzione Saturno-Giove possieda moltissimi requisiti compatibili con la “Stella di Betlemme” e nonostante il fatto che a mio giudizio sia l’ipotesi più probabile, la circostanza che i pianeti  sarebbero potuti essere stati visti come “un’unica stella” desta una sensazione di incertezza. Il loro avvicinamento più significativo fu di 0,98°, poco rilevante in senso astronomico“.

Altri studiosi di astronomia antica, più pignoli di Hughes, hanno rigettato la teoria delle “congiunzioni”. Molte ipotesi sono state annunciate per scalzare quella erroneamente attribuita a Keplero, inclusa l’ingegnosa idea avanzata da Roger Sinnot che colloca la morte di Erode all’anno 1 a.C. (ridatando di conseguenza la nascita di Cristo) e identifica la Stella di Betlemme con una spettacolare congiunzione planetaria avvenuta nel 2-3 a.C. A parte l’infondatezza della nuova datazione della morte di Erode, la teoria di Sinnot pecca degli stessi difetti dell’ipotesi della congiunzione planetaria. Un ammasso di stelle, per quanto in stretta congiunzione, non appare mai come un’unica stella; le congiunzioni non si muovono e non “indicano” una particolare direzione. Ancora una volta, tutte le ipotesi, per quanto accattivanti, vanno incontro alle stesse difficoltà, mentre la soluzione più ovvia, quella prospettata milleseicento anni fa da Origene, ovvero l’identificazione della misteriosa stella di Betlemme con una cometa, rimane dimenticata in attesa di essere rispolverata e riesaminata.

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