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Il magico e latente potere delle gemme
7 Gen 2017

Il magico e latente potere delle gemme

Post by Administrator

Da tempi immemori l’uomo crede nel magico potere delle gemme e delle pietre preziose. Nel medioevo venivano compilati appositi elenchi chiamati lapidari, nei quali per ogni tipologia di pietra erano riportate le caratteristiche ed i poteri latenti.

Lapidario - Potere delle Gemme

Lapidario

Gli straordinari poteri delle gemme sono elencati in trattati medioevali detti “lapidari”, che riportano, per ogni pietra, l’utilizzo in medicina e in magia. Alcuni lapidari indicano anche il valore astrologico delle pietre, credenza che sopravvive ancora oggi nelle cosiddette “pietre naturali”. Molti di questi trattati si basavano a loro volta sul Liber lapidum (“Libro delle pietre“), scritto fra il 1067 e il 1081, in cui Marbodo, vescovo di Rennes, spiegava che Dio aveva riempito le pietre di poteri superiori perfino a quelli delle erbe.

Fra le proprietà di sessanta pietre, troviamo che l’agata di Creta sarebbe un antidoto contro il veleno e che l’agata indiana rinforzerebbe la vista. Il crisolito, appeso alla criniera di un asino, terrebbe lontani gli spiriti maligni, mentre l’ametista sarebbe valida contro l’ubriachezza e la corniola calmerebbe l’ira. La selenite, un tempo usata dai Greci per la costruzione di armi trasparenti, sarebbe in genere un ricostituente, utile anche per la riconciliazione fra amanti.

Lo zaffiro, una pietra naturalmente fredda, farebbe calare la febbre e assorbirebbe l’eccesso di sudore, ma sarebbe anche in grado di fugare l’invidia e il terrore e di conferire il dono della profezia a chi la porta. Ridotto in polvere e mescolato al latte, curerebbe mal di testa e ulcere. Smeraldi e zaffiri venivano spesso incastonati nei piatti d’oro delle corti reali al fine di scoprire eventuali tentativi di avvelenamento. Lo storico inglese del XVI secolo Raphael Holinshed, là dove parla della morte di re Giovanni, nel 1216, dice che il sovrano ebbe il sospetto di aver mangiato delle pere avvelenate perché “certe pietre preziose che aveva intorno a sé trasudarono“. Anche Carlo V, re di Francia tra il 1364 e il 1380, usava determinate pietre per rilevare la presenza di veleni.

Nel 1220, a testimonianza di quanto fosse diffusa la credenza nel potere delle gemme, Filippo de Albini rivendicò da Alice de Lundreford la restituzione di tre anelli d’oro, uno dei quali con uno zaffiro, che le aveva prestato perché guarisse da una malattia, e che lei non voleva restituire per timore di una ricaduta. Analogamente, nel 1263, lo statuto dell’Hotel-Dieu di Troies, in Francia, proibiva alle suore di portare anelli con pietre preziose, se non a scopo strettamente terapeutico.

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