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Antropologi alle prese con il sovrannaturale
29 Nov 2018

Antropologi alle prese con il sovrannaturale

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Nel corso dei loro studi, numerosi antropologi si sono trovati a confrontarsi in maniera diretta con credenze e tradizioni ancestrali. Grazie alle loro ricerche è stato possibile conoscere riti ed usanze che risalgono alla notte dei tempi. Di seguito sono riportate le esperienze di tre antropologi entrati in contatto con il mondo del sovrannaturale.

Carlos Castaneda

Carlos Castaneda

Gli abitanti di Bocage, un distretto rurale della Francia occidentale, credono che le streghe siano causa di disgrazie e di morte. Nel 1970, Jean e Joséphine Babin raccontarono all’antropologa e studiosa di stregoneria Jeanne Favret-Saada di essere vittime di incantesimi da parte di un vicino e di un parente offeso. Le loro mucche abortivano; gli attrezzi si rompevano o andavano smarriti; Joséphine si sentiva spesso poco bene e Jean era impotente.

Con grande stupore dell’antropologa, la coppia era convinta che ella fosse una cosiddetta “antistrega” e che avesse il potere di spezzare gli incantesimi. Il turbamento crebbe a seguito del suo coinvolgimento in una serie di incidenti d’auto attribuiti a stregoneria, sicché, alla fine, accettò di collaborare con una nota “antistrega”, Madame Flora, la quale tentò invano di aiutare i Babin.

Accade spesso che gli antropologi siano coinvolti profondamente dai loro studi sulla stregoneria. E’ il caso di Paul Stoller, un americano che fece un apprendistato con alcuni stregoni in Nigeria negli anni Settanta. Nel 1977, il suo amico Moussa di Niamey gli chiese di aiutarlo a vendicare il licenziamento di suo cugino Mody, accusato ingiustamente di furto dal suo datore di lavoro europeo. L’esperto in arti magiche disse a Stoller di preparare un pollo in un certo modo e gli diede un incantesimo da recitare sopra di esso. Dopo di che, doveva seppellirlo sotto la soglia di casa del datore di lavoro. Tre settimane dopo, la sorella dell’uomo si svegliò con un lato del corpo paralizzato. I medici non scoprirono né la causa né la cura dell’infermità, per cui i due tornarono in Europa, dove i sintomi della donna scomparvero.

Nel 1968, l’antropologo Carlos Castaneda pubblicò un resoconto dei suoi cinque anni di apprendistato presso un vecchio stregone Yaqui, don Juan, a Sonora, in Messico. Castaneda descrisse un modo nuovo di rapportarsi alla realtà attraverso l’uso di droghe vegetali, come il peyote e la datura. Egli avrebbe, tra le altre cose, imparato a diventare un corvo e a volare. Ma, intorno al 1974, Castaneda cominciò ad attraversare periodi di dissociazione psichica e arrivò a sostenere di aver sventato, una notte, gli attacchi di una strega che tentava di impossessarsi della sua anima. Caduto in uno stato di profonda prostrazione, Castaneda dovette abbandonare il suo apprendistato. Successivamente si riprese e mise per iscritto gran parte delle sue esperienze, confutando le affermazioni dei critici, secondo i quali si sarebbe trattato di invenzioni.

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