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La premonizione onirica di un terribile incendio
13 Nov 2012

La premonizione onirica di un terribile incendio

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Edward Butler, chimico di un’importante società del New Jersey, sognò per diversi mesi di trovarsi nel suo laboratorio mentre divampava un terrificante incendio nel corso del quale rimaneva coinvolta una sua collega. Il 23 aprile del 1959 la premonizione onirica si avverò e lui finì per rivivere nella realtà quanto già visto in sogno.

Incendio nel Laboratorio di Butler

Incendio nel Laboratorio di Butler

Nel 1959, il chimico spaziale Edward Butler fece un sogno che non dimenticò mai più per tutta la sua vita. Il sogno, e gli eventi connessi, ebbero un profondo impatto sulla sua coscienza: solo nel 1988 riuscì a parlarne pubblicamente nel corso di uno show televisivo. All’epoca del sogno, Butler aveva venticinque anni e lavorava per una ditta del New Jersey, specializzata in propulsori per razzi. Sognò di trovarsi in laboratorio, in maniche di camicia, quando l’edificio fu scosso da una violenta esplosione. Si precipitò fuori e vide che nel laboratorio adiacente al suo era scoppiato un incendio; dall’interno si sentivano provenire urla terrorizzate. Allora lui si gettò tra le fiamme ed il fumo e trovò una collega, Rita Dudak, che ardeva come una torcia. La prese per un piede e la trascinò nel suo laboratorio, dove la mise sotto la doccia di sicurezza.

Al risveglio, il giovane chimico ripensò ad alcuni dettagli del sogno. Anzitutto era strano che fosse in maniche di camicia. Data la pericolosità degli esperimenti condotti, il personale era tenuto a indossare speciali tute protettive. Era ugualmente strano che la collega fosse sola in quel laboratorio, dal momento che insieme a lei c’erano quasi sempre altri tre operatori. Butler ci rimuginò qualche giorno, poi rinunciò a dare risposta a quegli interrogativi. Ma il sogno non lo lasciò in pace: per diversi mesi, periodicamente, continuò a ripresentarsi. E alla fine si avverò.

Il  pomeriggio del 23 aprile 1959, Edward Butler stava riempiendo dei moduli seduto alla scrivania; poiché si trovava in zona di sicurezza il regolamento gli consentiva di lavorare in maniche di camicia. Nel laboratorio accanto Rita Dudak stava lavorando ad un esperimento con materiale altamente esplosivo. Era in piedi, dietro due scudi protettivi di plastica trasparente; ad un certo punto, però, si trovò nell’assoluta necessità di manipolare il materiale direttamente. Perciò tolse di mezzo uno scudo e spostò l’altro. In quel preciso istante si verificò l’esplosione che le scagliò addosso materia chimica e schegge di vetro roventi. In un attimo fu avvolta dalle fiamme. Il calore era così intenso che gli occhialoni di protezione le si fusero tra i capelli. Si sentì perduta e svenne. In quel momento, nel vano della porta apparve Butler. I due erano soli in quell’inferno, proprio come nella premonizione onirica. Due dei colleghi della Dudak erano al bar ed il terzo era fuggito, terrorizzato. Butler ricorda di essersi buttato tra le fiamme, gridando il nome della collega. Quando la vide, gli parve di rivivere il sogno. “Era avvolta dalle fiamme, completamente“. Rimase per un istante come impietrito: “Dovetti agire come un automa, credo, ripetendo il sogno. Riuscii ad afferrarle una gamba, a trascinarla fino al mio laboratorio e a metterla sotto la doccia“.

Rita Dudak rimase sette lunghi mesi in ospedale, e la sua amicizia con Butler, già buona prima dell’incidente, diventò, con gli anni, particolarmente stretta. “Il legame spirituale è così forte“, dice Butler, “che ci pensiamo a vicenda nello stesso momento, lei in Virginia ed io in Pennsylvania, e ci telefoniamo. Una cosa incredibile“. Eppure, prima di apparire in televisione, nel 1988, Butler non aveva raccontato a nessuno la sua premonizione onirica, ad eccezione di qualche amico: del resto era anche l’unico episodio di qualche rilievo in tutta la sua vita. Era uno scienziato, e non poteva ammettere l’esistenza di fenomeni paranormali. “Avevo perfino vergogna a dire che mi era capitata una cosa così“, afferma. Ma ha finito con l’accettare quell’esperienza e, benché tuttora scettico, è convinto che in quella particolare occasione, per qualche misterioso motivo, gli fu rivelato il futuro e gli furono date precise istruzioni sul comportamento da tenere. Ribadisce che quel salvataggio non fu il prodotto di un atto di coraggio. “Non si trattò di eroismo. Fu come se il sogno mi avesse preparato per l’incidente. So che se non l’avessi sognato, non mi sarei comportato come mi comportai. Non ci si butta nel fuoco senza una spinta particolare“.

Anche se straordinaria, la premonizione onirica dello scienziato americano non è assolutamente unica nel suo genere. Com’è vero che tutti sognano, è altrettanto vero che molte persone fanno sogni paranormali almeno una volta nel corso della vita. Con ogni probabilità, casi del genere si sono verificati fin dagli albori dell’umanità, anche se solo in tempi relativamente recenti si è registrato uno sforzo concertato per quantificare e qualificare il fenomeno.

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