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Lo strano sogno rivelatore del Professor Hilprecht
17 Lug 2012

Lo strano sogno rivelatore del Professor Hilprecht

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Il Dr. Hilprecht, professore di assirologia presso l’Università della Pennsylvania, una notte di marzo del 1892 fece uno strano sogno rivelatore. Gli apparve un sacerdote babilonese che gli chiarì un mistero che coinvolgeva alcuni reperti sui cui stava lavorando. Poco dopo ebbe modo di verificare la veridicità del messaggio del sacerdote.

Sogno Rivelatore del prof. Hilprecht

Prof. Hermann Hilprecht

Un sabato sera del marzo 1892, Hermann Hilprecht, professore di assirologia presso l’Università della Pennsylvania, nonostante l’ora tarda era completamente assorto dal suo lavoro, intento ad analizzare e verificare le bozze per un catalogo di iscrizioni a cui stava collaborando. Rintanato nel suo studio era alle prese con delle copie di testi provenienti dall’antica città babilonese di Nippur (nell’odierno Iraq meridionale).

Il lavoro di catalogazione era complicato dall’elevato numero di iscrizioni danneggiate o ridotte a semplici frammenti e, sebbene egli avesse fatto del suo meglio per dar loro un senso, molte di esse continuavano a rappresentare un enigma. Esausto, a mezzanotte il professore decise di andare a letto, e cadde in un sonno profondo, durante il quale fece “un sogno rivelatore straordinario“.

Dapprima gli apparve un sacerdote alto e magro con una tunica babilonese, che lo condusse alla stanza del tesoro del tempio del dio Bel a Nippur. L’uomo lo portò quindi in una stanza, il cui pavimento era cosparso di agata e lapislazzuli, ed annunciò ad Hilprecht quanto segue:

I due frammenti che hai pubblicato separatamente nelle pagine ventidue e ventisei vanno uniti. Non sono anelli. Ecco la loro storia: Re Kurigalzu una volta inviò al tempio di Bel, tra vari articoli di agata e lapislazzuli, un cilindro votivo di agata con iscrizioni. Poi noi sacerdoti ricevemmo improvvisamente l’ordine di fare un paio di orecchini d’agata per la statua del dio Ninib. Eravamo costernati, dal momento che non disponevamo di agata quale materia prima. Al fine di obbedire al comando del Re, non potevamo fare altro che tagliare il cilindro votivo in tre parti, formando quindi tre anelli, ognuno dei quali conteneva una parte dell’iscrizione originale. I primi due anelli servirono da orecchini per il dio; i due frammenti che ti hanno creato difficoltà sono parti di essi. Se li metterai insieme avrai la conferma delle mie parole. Ma il terzo anello non l’hai ancora trovato nei tuoi scavi, e non lo troverai mai.

Con tali parole il sacerdote scomparve ed il sogno terminò. Hilprecht lo riferì immediatamente alla moglie, e la mattina seguente riesaminò le copie delle iscrizioni di Nippur. Scoprì che i testi sui due oggetti d’agata a forma di anello coincidevano perfettamente:

“Con grande sbalordimento verificai la precisione dei dettagli del sogno, per quanto mi fosse possibile con i mezzi a mia disposizione. L’iscrizione originale sul cilindro votivo recitava: Al dio Ninib, figlio di Bel, suo padrone, Kurigalzu, pontefice di Bel, ha presentato tale dono”.

Quando, tuttavia, Hilprecht raccontò entusiasta ad un collega del sogno rivelatore, la questione assunse una piega diversa. Questi gli ricordò gli appunti dello scopritore, il dottor Peters, in cui era scritto che gli anelli d’agata, conservati in un museo di Istanbul, erano in realtà di colore diverso. Dal momento che non aveva maneggiato gli oggetti originali, Hilprecht decise che avrebbe verificato durante la sua prossima visita ad Istanbul.

“Trovai un frammento in una vetrina e l’altro in una teca molto distante. Quando li misi insieme, la verità del mio sogno fu evidente. Essi appartenevano effettivamente allo stesso cilindro votivo! Dal momento che era costituito originariamente da agata finemente venata, la sega del tagliapietre aveva diviso casualmente l’oggetto in modo che la vena biancastra della pietra apparisse solo su un frammento e la superficie grigia, più ampia, sull’altro. Perciò fui in grado di spiegare la descrizione discordante dei due frammenti da parte del dottor Peters!”.

In qualche modo il “sogno rivelatore” gli aveva permesso di riunire due oggetti distanti migliaia di chilometri, che per di più non aveva mai visto personalmente. La sua deduzione fu semplicemente il risultato del lavorio del subconscio, visto che per ore si era concentrato sulle iscrizioni, oppure ricevette davvero, come suggerisce il sogno stesso, un’ispirazione dall’antica Babilonia tramite un canale molto diverso?

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