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Nascita ed affermazione dell’Ordine Teutonico
27 Ott 2019

Nascita ed affermazione dell’Ordine Teutonico

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La nascita dell’Ordine Teutonico risale al XII secolo, quando nel 1190 il cavaliere Heinrich Walpot von Bassenheim venne eletto Gran Maestro dell’Ordine dei Fratelli della Casa di Santa Maria in Gerusalemme. In tal modo venne fondato uno dei più antichi e prestigiosi Ordini cavallereschi della storia al pari dei Cavalieri Templari e degli Ospitalieri di S. Giovanni.

Heinrich Walpot

Heinrich Walpot

Unico, tra tutti gli Ordini cavallereschi che esistono ancora oggi, a poter vantare una successione ininterrotta di Grandi Maestri eletti (sessantasei, dal cavaliere Heinrich Walpot nel 1190 all’abate generale Frank Bayard eletto nel 2018), l’Ordine Teutonico è ridiventato, dal 1929, un’organizzazione puramente clericale e, dei suoi privilegi passati, ha conservato la facoltà di conferire il titolo di “cavaliere d’onore” e l’esecuzione della giurisdizione dei vescovi e del potere civile, nei soli Paesi dove esiste un concordato.

Gli ordini cavallereschi, come le famiglie reali, avvolgono le loro origini nel mistero. Anche l’Ordine Teutonico non sfugge alla regola. Stando alla tradizione, nel 1118, o nel 1128, un mercante della città di Brema, che si trovava in pellegrinaggio a Gerusalemme, in compagnia della moglie, dopo aver constatato lo stato di abbandono nel quale si trovavano i suoi compatrioti in Terra Santa, decise di imitare i mercanti italiani dell’Ospedale di S. Giovanni, fondando un’istituzione umanitaria destinata ad accogliere e a curare cavalieri e pellegrini di lingua tedesca. Altri volontari, tra i pellegrini e i crociati tedeschi, si unirono all’impresa. E poiché la cappella dell’ospedale era consacrata alla Vergine, essi furono presto noti come i “Frati dell’Ospedale di Santa Maria dei Tedeschi“.

Chissà se quel primo ospedale tedesco fu risparmiato da Saladino al momento della caduta di Gerusalemme o se continuò un’attività segreta sotto la dominazione musulmana. Un fatto è certo: nel 1187, l’assedio di S. Giovanni d’Acri trovò i crociati tedeschi ancora una volta a disagio. Il grosso dell’esercito germanico, comandato dall’imperatore Federico I Barbarossa, aveva scelto, in mancanza di flotta, di raggiungere la Terra Santa a piccole tappe per l’interminabile via terrestre, attraverso i Balcani e l’Asia Minore. Il pugno di Tedeschi venuti dal Nord via mare si trovò perciò isolato, in minoranza tra i crociati degli altri Paesi. I Templari dedicavano tutte le loro cure ai Francesi, gli Ospitalieri agli Italiani.

Di fronte all’infuriare di un’epidemia, alcuni mercanti di Brema e di Lubecca, per soccorrere i feriti e gli infermi d’origine germanica, intrapresero una seconda volta la costruzione di un ospedale sotto le mura della città assediata, usando come tende le vele delle navi. L’assedio durò 18 mesi. I rinforzi tardarono ad arrivare. La discordia insorse tra le varie nazioni del campo cristiano.

Quando, come un colpo di fulmine, si propagò la notizia della morte del Barbarossa, annegato in Cilicia, la situazione sembrò disperata per la fragile confraternita ospedaliera che aveva ripreso il nome dei suoi precursori di Gerusalemme. Infine, l’esercito tedesco fece la sua apparizione al comando di Federico di Svevia, secondo figlio dell’Imperatore defunto. Appena arrivato, egli decise di prendere l’ospedale tedesco sotto la sua protezione. Ormai, il vento aveva cambiato direzione. Nel 1192, papa Celestino III confermò la nuova confraternita sottraendola a qualsiasi autorità diversa da quella della Santa Sede. Nel 1197, Enrico VI di Hohenstaufen, successore del Barbarossa, le concesse il suo appoggio. Alle cinque nuove case che la comunità possedeva in Terra Santa, a Gaza, Jaffa, Rama, Ascalona e Zamsi, una donazione dell’Imperatore aggiunse il monastero della Santa Trinità a Palermo, pietra miliare del primo baliato teutonico in Europa.

Nel 1198 avvenne un fatto decisivo, proprio quando, ancora una volta, la sfortuna sembrava accanirsi sui crociati tedeschi. Una potente armata germanica era appena sbarcata in Terra Santa per riaccendervi la fiaccola della crociata. Si aspettava soltanto l’arrivo dell’Imperatore, quando la morte improvvisa di Enrico VI, a Messina, costrinse le truppe a tornare indietro. Fu allora che i principi tedeschi decisero, prima di lasciare la Palestina, di trasformare la giovane confraternita teutonica in un vero e proprio Ordine cavalleresco. La cerimonia ebbe luogo nella Domus dei Templari, in presenza di undici vescovi, nove principi tedeschi, nonché dei Grandi Maestri del Tempio e dell’Ospedale. Il sigillo teutonico avrebbe rappresentato la Vergine e il Bambino, montati su un asino guidato da S. Giuseppe. Secondo la tradizione, sarebbe stato il Gran Maestro del Tempio in persona, avvicinatosi al suo nuovo emulo teutonico, Heinrich Walpot von Bassenheim, a deporre sulle sue spalle il gran mantello bianco dei Templari.

Investito di una doppia funzione, ospedaliera e militare, il nuovo Ordine, al quale era stata attribuita d’ufficio la regola degli Ospitalieri per quanto riguardava l’assistenza, e quella dei Templari, per l’organizzazione bellica, condivideva, con gli altri ordini cavallereschi, l’ambiguità che sarebbe stata fatale ai Templari: ossia quella tra lo spirituale e il temporale. Un’altra ambiguità, propria dell’Ordine Teutonico, era il criterio etnico che il suo stesso nome sembrava sottolineare, in contraddizione con l’universalismo cristiano delle crociate. Alcuni vi hanno visto il segno di un nazionalismo, o perfino di un razzismo ante litteram. “L’Ordine Teutonico” scrive Erich Maschke, storico del III Reich “era senza dubbio al servizio della fede e dei precetti morali e cristiani. Ma li serviva come Ordine tedesco, in vera e propria simbiosi con il popolo e l’impero“.

In realtà, la regola teutonica, ricalcata, come abbiamo visto, su quella dei Templari, non indicava affatto che fosse necessario essere tedeschi per essere ammessi nell’Ordine. E, difatti, furono ripetutamente accolti cavalieri stranieri: francesi, italiani, un fratello del re di Danimarca, Waldemar IV, e persino Polacchi. Che i Teutonici fossero, in gran prevalenza, se non di nazionalità, termine che non ha significato nel Medioevo, perlomeno di lingua tedesca, non fu dovuto, almeno in origine, a volontà di potenza, ma, al contrario, a una situazione di inferiorità.

Prima di tutto, c’era un senso di inferiorità nei confronti degli altri crociati: il fatto che, sfortunatamente, l’imperatore germanico Enrico IV (quello di Canossa) non avesse potuto partecipare alla prima crociata aveva finito per conferire a quella spedizione, fin dall’inizio e sotto la facciata di un’iniziativa che travalicava i nazionalismi, un orientamento in realtà nettamente francese. Giunti tardi, i tedeschi soffrirono ogni sorta di disagi, in particolare linguistici, in tutte quelle azioni che, nel suo libro significativamente intitolato “Gesta Dei per Francos“, lo storiografo Guibert de Nogent non esitò a definire come una serie di grandi imprese compiute da Dio in persona, ma usando come strumenti gli eserciti della nazione francese.

C’era, inoltre, un senso di inferiorità anche nei confronti diretti degli altri Ordini cavallereschi, che erano nati più di mezzo secolo prima. In verità, gli inizi dell’Ordine Teutonico sono contrassegnati dagli sforzi disperati che esso dovette fare per sottrarsi al predominio degli Ospitalieri di S. Giovanni, che erano riusciti, per qualche tempo, a porre il primo ospedale tedesco sotto la loro tutela e che, in realtà, aspiravano ad avere la completa giurisdizione sul nuovo Ordine.

Ma se, in Terra Santa, il fatto che l’Ordine Teutonico fosse, allo stesso tempo, internazionale e tedesco era decisamente un freno, in altre condizioni questa doppia natura poteva trasformarsi addirittura in un vantaggio. Tutto stava nel sapersi inserire, nel grande gioco politico, tra impero e papato. Spostando in Occidente il centro d’attività dell’Ordine Teutonico, Hermann von Salza, quarto Gran Maestro, eletto nel 1210, sarebbe riuscito a proiettarlo nel cuore della storia europea.

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